domenica 3 luglio 2011

Grazie Mario...

Considerando le poche ore di sonno che il Grande Capo Jacopo ha deciso di concedermi nel corso della settimana, non meravigliatevi se vi aggiorno così tardi, dopo essermi concesso un pisolino di 67 ore circa. L'ultimo giorno è stato micidiale, non tanto per i luoghi visitati, quanto per la lunga distanza tra loro... il risveglio è stato tranquillissimo, tanto che per la prima volta è stato il gallo a svegliarmi e non viceversa. colazione abbondante e via verso la centrale nucleare di Edolo! è una centrale che per la vastità delle sue dimensioni, si è ritenuto doveroso costruirla sottoterra. per scendervi dobbiamo percorrere un tunnel di alcuni km con la macchina, che si ferma proprio all'ingresso della sala macchine... e da qui in poi vi assicuro che la centrale idroelettrica di Edolo non ha niente da invidiare all'area 51! cunicoli sotterranei, macchine giganti che sbuffano vapore a ritmo costante, centraline e uffici di controllo simili a quelli di Star Trek, turbine così enormi che ci potresti fare uno zucchero filato da 600 kg! il tutto scavato dentro la roccia. Le riprese sono buone, scopriamo addirittura di essere gli unici ad avere del materiale visivo riguardante quella centrale idroelettrica.
il che mi fa pensare di ricattare Jacopo alla fine della giornata, ma ormai mi conosce troppo bene, e di nascosto dal resto del gruppo, mi lancia uno scappellotto, convincendomi a pensarci su ancora qualche minuto.
al buffetto tra capo e collo, si risvegliano i miei bisogni primari... MANGIARE!!!!
sarà stata la mia espressione da cannibale, o la preoccupazione nel volto di Jacopo, ma ad un certo punto la guida smette di parlare di colpo e ci dice "andiamo a mangiare". mi piace quella guida.
solito pranzetto leggero con carne di cavallo e patatine fritte, e, raggiunte le dighe del Lago D'Avio attraverso una barcollante funivia, ci ritroviamo a contemplare l'ennesima opera di fusione tra la natura e l'uomo: vi erano 3 laghi enormi e cristallini, posti a differenti livelli di altezza, divisi da 2 dighe artificiali, il tutto sempre circondato da monti, neve, verde e cascate. con il meraviglioso paesaggio offertoci, le inquadrature e le riprese vengono pressochè naturali, da sole. Soprattutto la foto scattata nel momento esatto in cui attivano i canali di trasferimento tra una diga e l'altra, e mi ritrovo completamente bagnato da un tubo che potrebbe riempire una piscina olimpionica a dieci corsie in 15 secondi. credo di essere vivo per miracolo. col caldo che fa mi asciugo in meno di dieci minuti, ma inizia a farsi tardi, iniziamo a sentire la stanchezza della giornata e della settimana... "un ultimo sforzo" ci diciamo a vicenda io e Jacopo, così che dopo altre 2 ore di viaggio ci troviamo sulla cima della montagna ad ammirare le condotte forzate; concludo le ultime riprese pensando di essere praticamente stato in tutte le vette dell'est delle alpi nel minor tempo possibile: Natalini 1 - Messner 0.
anche se non ho potuto nominare nessuna vetta col mio cognome, mi rendo conto che quest'esperienza mi rimarrà dentro per molto tempo; sono un uomo di campagna io, e, vivendo a Milano, queste iniezioni di natura mi fanno solo che bene (come a tutti del resto).
Come potete vedere sto tergiversando sul discorso delle bellissime foto, dato che non ho idea di come si mettano sul blog... ma non ditelo a Jacopo! nel frattempo che aspetto che mi scopra, mi sa che torno a letto a dormire, sono ancora un pò stanco...

sabato 2 luglio 2011

Casa

Finalmente la convivenza forzata con Enrico è finita.

Sopra ogni cosa, questo il pensiero più bello che passa per la mente mentre ci si lascia dietro il casello di Milano.

Ma tiriamo le somme, anche questa sessione estiva de La Valle dell' Energia è conclusa. Adesso è ora di chiudersi in sala montaggio e cominciare a sbobinare e smaltire il tanto materiale messo da parte.

Vogliamo ringraziare i vari amici e colleghi che a distanza o sul posto ci hanno dato una mano.
Primo tra tutti il buon Daniele, in continuo contatto telefonico per aiutarmi a prendere in giro Enrico (è un lavoro a tempo pieno ed una persona sola dopo un po' si affaticherebbe), seguono Jeff, Cinzia, Lucio e Dino, compagni della troupe invernale. Poi devo assolutamente ringraziare il Museo di Cedegolo, che giorno per giorno ci ha consigliato ed ospitato. Ma non basta ancora, perchè se queste figure erano direttamente coinvolte, tante altre hanno in qualche modo dato un piccolo aiuto, quindi ringrazio Ciro, Fede e l'insostituibile Valentino (che ora si trova in casa più Giga di girato che cataloghi di piastrelle ((lui l'ha capita)) ).
Infine ringrazio per l'incredibile disponibilità la centrale Enel di Edolo, la loro ospitalità ci ha permesso di riprendere immagini veramente esclusive.
Ah.. giusto.. se no poi vi offendete.. ringrazio tantissimo anche voi che ci avete seguito, che avete tollerato il nostro spam su facebook e che non avete infierito più di tanto su Enrico.

Ora lascio ad Enrico l'incombenza di caricare altre e nuove foto (ce ne sono di veramente stupende).

Un caro saluto! A presto!

giovedì 30 giugno 2011

Take me to the river


Paradossalmente la levata di oggi è stata più tranquilla di quella di ieri (nonostante il dolce risveglio che mi ha regalato Jacopo tirandomi in testa custodia per occhiali). Stranamente mi alzo con un lieve istinto omicida nei suoi confronti, ma ormai ha capito bene come prendermi, infatti mi dice subito “oggi facciamo colazione con calma, con caffè, latte, brioches e cereali”... subito mi calmo e son felice.
Ristabilita l'armonia della convivenza mi dice “oggi porta gli stivali impermeabili che ci serviranno...”. Da quando siam partiti non mi ha mai detto perchè avrei dovuto portarmi dietro gli stivali, e il fatto che lui non se li stia portando mi rende ancora più sospettoso. Carichiamo tutto e saliamo in macchina. Prima tappa: Centrale Idroelettrica di Temù.
La cosa più strana di questa centrale, è il fatto che assomigli ad una cascina abbandonata (non considerando l'immensa distesa di tralicci elettrici nel retro, e il continuo “BZZZZZZ” che si sente); infatti tra un'inquadratura e l'altra sembra di girare una scena de “La casa dalle finestre che ridono”.
Dopo un po' di riprese, decidiamo che abbiamo abbastanza materiale (decisione ponderata soprattutto dopo aver fatto l'inventario di tutte le ortiche della zona con i polpacci, tanto che sembravamo due Tank), e raggiungiamo così la macchina pronti a dirigerci verso un torrente in cima alla montagna. Arrivati a destinazione il Grande Capo Jacopo mi dice “mettiti gli stivali”. Mentre li indosso mi si accende una spia luminosa nel cervello che mi dice “occhio... attento... non ti ha detto il perchè degli stivali.... e quando Jacopo non ti dice il perchè delle cose C'E' SEMPRE LA MAGAGNA DIETRO” ma sono troppo preso dalle meraviglie che ci offre la zona: una serie di torrenti nel bel mezzo di un bosco, formavano una serie di contorte diramazioni, che si facevano strada in ogni luogo, colavano dalle radici degli alberi, passavano attraverso cunicoli sotterranei, riapparivano fuoriuscendo da una roccia, si diramavano per poi riunirsi in tutte combinazioni possibili.
Da qui inizio a capire il perchè degli stivali. I miei sospetti sono fondati dalla voce di Jacopo che mi dice “Prendi la telecamera e risali tutti i fiumi a piedi, ed ogni volta che vedi una cateratta, o una cascatella, o qualcosa di veramente bello, tu riprendila!” e così feci, tra una scivolata e un'imprecazione sono riuscito a risalire e riprendere tutti i ruscelli, tant'è che non mi accorgo di essermi perso Jacopo. Per un attimo ho pensato che mi volesse abbandonare come Hansel e Gretel (il mio unico pensiero corre subito alle merendine che avevo lasciato in macchina, e che non avrei più rivisto). Così mi appresto a raggiungere di corsa la macchina, quando incontro Jacopo nascosto dietro un cespuglio, intento a fotografarmi come un guardone che spia le coppiette in macchina, che mi dice “serve a documentare”; mi rilasso: le merendine son salve.
Raggiungiamo Edolo, e dopo uno dei nostri soliti pranzetti leggeri a base di bucatini all'amatriciana, stico di maiale e patate, raggiungiamo il centro del paese. Dal ponte si intravede il letto del fiume completamente piastrellato nel quale l'acqua scorre a gran velocità. “Se mi dice di scendere li con gli stivali gli spacco la telecamera in testa” penso, ma fortunatamente vuole solo una panoramica veloce per documentare il notevole aumento di velocità del fiume in un letto di ceramica.
A causa di un forte acquazzone, decidiamo di tornare alla base, finendo precocemente la nostra giornata lavorativa.
Ora che scrivo però mi chiedo: ma se la giornata di oggi è finita così presto, perchè mi trovo ancora sveglio a mezzanotte e mezza a scrivere su un blog?




Enrico

martedì 28 giugno 2011

Terzo giorno

Buongiorno a tutti!

Ecco il programma di oggi, così sapete cosa aspettarvi stasera, quali foto e quali lamentele di Enrico.

Non gli ho ancora detto nulla, oggi andremo a fare delle riprese sul fiume, qualche giorno fa gli ho fatto comprare un paio di stivali, senza dirgli esattamente per cosa sarebbero serviti. L'idea è quella di farlo marciare per qualche ora in mezzo al fiume, magari controcorrente (non ho ancora deciso).

Scherzi a parte oggi saremo nei paraggi di Edolo e Temù, obbiettivo della giornata portare a casa immagini di condotte forzate, della centrale idroellettrica di Temù e dei canali di Edolo. Il tutto nella speranza d'incontrare qualche buona trattoria.

Intanto accetto suggerimenti su come svegliare Enrico (si accettano solo consigli drastici, astenersi perditemo).

A stasera amici!

Toccando il cielo con un dito









Ieri sera Jacopo con i suoi giochini di parole e calcolo è riuscito a convincermi che il sonno sarebbe stato più che soddisfacente; fatto sta che alle 5 di mattina inizia a suonare la sua sveglia. “A quest'ora vorrà andare a funghi” penso... invece mi ritrovo vestito, imbardato, lustrato e pettinato per una nuova giornata lavorativa... mi ci ritrovo per modo di dire, dato che effettivamente il mio risveglio si è compiuto a pieno solo all'arrivo a destinazione (ero convinto di scendere dal letto, invece stavo scendendo dalla macchina, nonostante il palinsesto Hard Rock gentilmente offerto da Jacopo, che alle 5 di mattina ha il suo perchè)... e potete immaginare il mio stupore quando, convinto di sfregarmi gli occhi e vedere il soffitto della camera, mi sono trovato davanti ad una gigantesca centrale abbandonata, contornata di montagne verdi e cascate a non finire nel bel mezzo di una città fantasma!
Il mio entusiasmo è tale che mi fiondo subito dentro (con telecamera, annessi e connessi), scavalco il cancello e passo attraverso le vecchie finestre ormai chiuse da del semplice fil di ferro. L'idea di sentirmi un piccolo ladro di immagini entrato in un luogo inviolato e inviolabile viene meno, quando scopriamo che alcuni saloni abbandonati vengono utilizzati dai 2 o 3 contadini rimasti nella città fantasma, per poterci parcheggiare i trattori. Stranamente la cosa invece di tranquillizzarci ci spaventa ulteriormente: con un poliziotto che ti obbliga ad uscire da una centrale in disuso ci si può ragionare; con un contadino che ti trova vicino al suo trattore a far “chissacchè” invece no (vaglielo a spiegare che stiamo facendo un documentario sulle centrali idroelettriche...)
Decidiamo allora di muoverci lontano da quei saloni, riprendendo tutto il possibile, persino il secondo piano (dopo un'ardua avventura con delle scale potenzialmente pericolanti). Insomma, tra una panoramicata e uno zoom stranamente ci viene fame (tanto per cambiare), così, soddisfatti del materiale catturato, decidiamo di correre alla Pro loco di Capo di Ponte sia per informazioni riguardanti il Lago D'Aviolo, sia perchè li accanto c'è una pasticceria niente male. Preso tutto ciò che ci serve da entrambi i luoghi, facciamo una sosta al Musil, dove ci omaggiano di una cartina topografica che ci sarà molto utile per l'impresa che abbiamo compiuto oggi pomeriggio.
Il grande capo Jacopo mi rassicura dicendomi che si tratta di una passeggiata di un paio di km per raggiungere il lago; “Tranquillo, c'è il sentiero” mi dice... “Che ci vuole, abbiamo fatto di peggio!” così, dopo le ultime parole famose ci ritroviamo a percorrere un percorso di una pendenza spaventosa, attraversando gradini di legno e roccia sconnessa alti 40 cm, passando in mezzo a cascate e fiumi con 30 kg di attrezzatura in groppa... una capra tibetana ci ha chiesto una mano su un tratto particolarmente scosceso. Dopo 3 ore di lamentele (senza considerare che siamo stati convinti di essere arrivati per 5 volte lungo il percorso), sudore, fatica, pianti e fiatoni, arriviamo a destinazione: e devo dire che ne è valsa la pena!
Attraversato il rifugio, ci troviamo davanti ad un'immagine meravigliosa: un enorme lago di un blu trasparente stupendo, completamente circondato da prati e alberi, posava ai piedi di una catena montuosa completamente innevata; dalla vetta delle montagne fuoriuscivano delle cascate talmente alte e spumose,  che sembravano immobili, finte. Contemplato il meraviglioso paesaggio, provo a trovare un buon punto in cui posizionare la macchina, ma i vani tentativi di riuscire a fare alcune panoramiche minimamente decenti, ci fa pensare che forse la salita ci ha leggermente sfiancati. Perciò dopo una breve pennichella preceduta da un leggero pranzetto a base di polenta, salsiccia e formaggio fuso, iniziamo a lavorare passeggiando lungo il perimetro del lago, armati di telecamera e cavalletto, ed a ogni inquadratura sono sempre più convinto di doverci portare Francesca in questo piccolo angolo di paradiso. A lavoro finito, sfogo tutte le mie frustrazioni su Jacopo facendomi beffe di lui dopo averlo battuto in un torneo di bocce (come minimo, dopo la sfacchinata che mi ha fatto fare, avrei dovuto lasciarlo li senza le scarpe).
Tornati a valle carichi come muli, Jacopo è riuscito a farsi perdonare (fortunatamente per lui) offrendomi una birra gelata. Forse mi vendicherò domani.

lunedì 27 giugno 2011

La prima volta qui


ENRICO "MUTTLEY" NATALINI SCRIVE:

Vorrei solo dire la verità... qui si dice che non mi si apprezza, nonostante l'aver salvato le scarpe a tutti quanti.
Il Grande Capo Jacopo mi ha telefonato circa 5 ore prima della partenza, non faccio in tempo a rispondere, che Jacopo con un tono di gelida paura mista a balbettante preoccupazione inizia a farfugliare qualcosa tipo “5 giorni... ghiacciaio... solo.... telecamera... idroelettrica... aiuto!”. Non capisco bene cosa voglia, gli dico si “SI” per tranquillizzarlo, con la speranza di poterci capire qualcosa appena le pulsazioni del suo cuore fossero tornate ad un ritmo tranquillo. Fatto sta che mi ritrovo alle 6 di mattina in tenuta estiva ad aspettarlo in mezzo alla strada (con la totale inconsapevolezza sugli argomenti inerenti all'utilizzo di un sacco a pelo, degli scarponi, torce, borracce, zaini, felpe e guanti)... questo ci obbliga a fare una piccola sosta in un negozio di articoli di caccia e pesca. Sarà stata l'emozione della partenza per un'ennesima ardua sfida, sarà stato l'inizio dell'avventura da tra i ghiacci, sarà stato il bisogno di renderci egocentrici mostrando il nostro grande spirito di adattamento da veri uomini, ma in meno di 1 minuto ci ritroviamo a correre e fare shopping come 2 checche isteriche in quel negozietto così pieno di colori.
Raggiunto finalmente il paese di Cedegolo i nostri ragionamenti vengono subito assopiti da un pensiero fisso, pensiero che assieme alle altre motivazioni, ha fatto si che ci spingessimo fin qui: MANGIARE.
Per Jacopo non ci sono problemi ad ovviare a questo tipo di problematiche, ha proprio fiuto per queste cose; nel senso che inizia ad annusate in giro, finchè non si blocca guardando in un punto fisso gridando : “DI QUA!” e vi garantisco che ogni volta c'è sempre un ristorantino incredibilmente a buon mercato a meno di 500 mt da noi.
Assopiti i nostri bisogni primari, è giunta l'ora di incontrare i nostri contatti del MUSIL, che dopo averci indicato km e km di allegri condotti idrici in giro per la valle, ci aiutano a sciegliere le tappe migliori per le prossime giornate. Domani ad esempio ci aspetta il Lago di Aviolo e un paesino fantasma di nome Isola (panoramicamente niente male, ma le foto le vedrete domani).
Passato il pomeriggio a settare telecamera, computer e Hard disk (con la stessa semplicità con cui una scimmia risolve un rebus), finalmente si fa la seconda scelta fondamentale della giornata: CENARE.
Naturalmente oltre a runner, operatore, assistente di produzione, acquisitore, segretario di edizione, e capo magazziniere, Jacopo in tutta la sua magnanimità vuole omaggiare le mie spiccate e versatili doti con un'ennesima carica ambita da tutti: quella di CUOCO (“Cuoco di bordo” come direbbe lui) (o per lo meno così dice lui... non so perchè ma il mio sesto senso vede una fregatura di fronte a questo nuovo ruolo...)
nel frattempo sono ancora indeciso se sputare nel suo piatto o no.

Seconda unità

Imprevisti e difficoltà non mancano mai. Per questo ci troviamo ad essere solo in due a portare avanti il progetto "Valle dell'energia", la più snella unità che si sia mai vista.
Come compagno di viaggio questa volta ho l'umbro-romano Enrico "Muttley" Natalini. Si proprio lui, quello che a dicembre avevamo affettuosamente ringraziato per non essere venuto. Sta volta ci tocca.
Purtroppo impegni ed complicazioni hanno impedito alla squadra principale di partecipare, così dobbiamo arrangiarci.
Giornata tranquilla oggi, partenza da Milano, un po' di spesa per la settimana, comprato il cambio di mutande al mio assistente (vedi foto allegata), insomma, preparazione.
Il piano di produzione della settimana prevede un ritmo serrato ma non impossibile.
Siamo arrivati questa mattina a Cedegolo, pranzo (si, al solito ristorante naturalmente, ormai il gestore si sfrega le mani quando ci vede entrare), poi un dettagliato briefing con i coordinatori del Museo dell'energia idroelettrica.
Non ho ancora abbastanza informazioni per comunicarvi i nostri futuri spostamenti, ma posso dirvi con sicurezza che giovedi saremo ospiti della centrale Enel di Edolo (qui i paesi finiscono tutti in "olo").
Per domani non abbiamo ancora deciso il programma, dipenderà molto dal tempo (che sembra mantenersi bello), sicuramente levataccia intorno alle 3.30 / 4.00 am. Non che serva, ma ho portato dietro la mia pistola NERF e mi sono ripromesso di usarla tutta settimana per svegliare Enrico. Svegliarlo all'alba è solo più divertente.
Che altro dire? Ci aggiorniamo domani, intanto vi posto le prime foto di oggi, con Enrico che fa acquisti ed alcuni scatti del nostro ufficio improvvisato all'interno del museo.
A domani!